non si può mettere in un solo calderone un fenomeno che ha mille motivazioni differenti. Durante la mia esperienza professionale, svolta all’interno del mondo scolastico, ho più volte osservato da vicino le cause del ritardo con il quale si raggiunge la scuola e si entra in classe. Vorrei sottoporre ai miei attenti lettori le dovute distinzioni, elencando qualche piccolo esempio (userò il genere maschile per semplicità non perché maschilista). Il discente ritardatario può vivere in qualsiasi punto geografico della penisola. Quindi, potrà avere o non avere i mezzi di trasporto sotto casa come potrà anche dover essere costretto a camminare per raggiungere la fermata della corriera o la stazione del treno. Dal punto di arrivo, dovrà poi raggiungere l’Istituto scolastico. Quindi altro tempo da tenere in considerazione. A questo punto, c’è da osservare gli estremi dello stesso segmento: a Bologna la puntualità di autobus e treni è così precisa da essere sempre motivo di ansia: trenta secondi di ritardo e il treno parte. In una città o paese del Sud, purtroppo, l’orario della corsa, in tanti casi può essere un vero e proprio optional. Quindi si è costretti ad attendere, traslando il ritardo sino all’ingresso in aula, magari alla seconda ora. Sempre a Sud, spesse volte, fortunatamente è non per tutti, con i pochi euro che il genitore da al proprio figlio per il biglietto lo stesso dovrà tirarci fuori anche la colazione e una bottiglietta d’acqua. Durante le mie osservazioni notavo che in coincidenza delle belle giornate gruppetti di ragazzi entravano in ritardo; nei giorni di pioggia erano per lo più puntuali, salvo i ritardi naturali del mezzo di trasporto utilizzato, facilmente evidenti perché erano un chiaro dato aggregato. Mi chiedevo sempre il perché. C’era una logica ed era chiara ai ragazzi ma non a me. La curiosità mi ha spinto a chiedere come mai avvenisse ciò. La risposta: quando il tempo è bello si ricorre all’autostop e i soldi da utilizzare per il biglietto vengono utilizzati per altri bisogni (colazione, l’acqua, una ricarica telefonica, le sigarette…altro). Quando il tempo non è clemente ricorre l’obbligo dell’acquisto del biglietto e del rispetto dei tempi impiegato dei locali mezzi di trasporto, ivi incluso il ritardo. Inoltre, in altri casi, è diffusa l’abitudine di accompagnare i figli a scuola in macchina. Ne consegue, soprattutto nei giorni di pioggia, un pazzesco incremento di traffico ed a ciò si aggiunge l’ennesima causa di ritardo per l’ingresso in classe. Non trascuriamo i ritardi generati dai genitori per uscire di casa e raggiungere l’auto. Vi è poi il ritardo inspiegabile ed il ritardo volontario. Il primo, lo dice la parola stessa, non si può spiegare e, come dice un mio amico psicologo, bisognerebbe capirne le cause durante apposite sedute di psicoanalisi; il ritardo volontario è dettato da mille fattori: la disciplina della prima ora è ostica e, non essendo ancora svegli conviene evitare di essere catapultati ad ascoltare o ad essere interrogato in matematica, chimica, fisica, inglese, geometria ecc. vi sono poi delle cause legate ai gruppi amicali: si attende l’arrivo di un amico o della fidanzata. Ci si mette a fumare una sigaretta. Si fa colazione (quando ci sono i soldi). Infine, non dimentichiamo che i nostri ragazzi possono vivere moltissimi disagi familiari ( figli di separati, a volte con alta conflittualità e notti insonne trascorse a chattare). Personalmente non ho una soluzione ai problemi citati. Ciò che reputo utile è parlare con i nostri ragazzi, senza mai giudicare e senza mai puntare l’indice contro loro.

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