Parlare di solitudine nel Terzo Millennio potrebbe apparire un fatto anacronistico; associando a ciò i giovani, la riflessione diviene alquanto preoccupante. In occasione della prima prova scritta degli esami di maturità, i due temi sono stati intrecciati tra loro e, improvvisamente, grazie alla diffusione della tematica, il livello d’attenzione verso il fenomeno, è stato immediatamente oggetto di approfondimento e discussione diffusa. Rimane una costante: i giovani, oggi più che mai, vivono la loro solitudine senza poterne misurare peso e dimensione. In realtà, la solitudine può avere diverse prospettive e, ognuna di esse, nel tempo   finirà per assumere una conformità ben precisa destinata a generare gli effetti sul diretto interessato tanto nella simmetria dei rapporti interpersonali quanto nella complementarità dell’agire nell’ambito della collocazione occupazionale e sociale. L’evoluzione e la velocità del nostro tempo ci ha praticamente rapiti, non riusciamo più a trascorre dal tempo da soli perché ci assalgono mille paure destinate ad alimentare le insoddisfazioni, le preoccupazioni e le difficoltà normalmente affrontate da altre generazioni con maggiore lucidità ed efficacia ed in minor tempo. I nativi digitali sono i primi a soffrire del vuoto. La loro infanzia è stata colmata, in buona parte, anche da enormi televisori, tablet e giochi interattivi. Di conseguenza ogni secondo di vita deve essere colmo, al punto tale da far traboccare la misura. Vorrei osservare questa dinamica da una prospettiva volta a generare due condizioni strutturate su polarità contrapposte: da una parte si intravede la solitudine come motivo di angoscia, dovuta principalmente al vuoto avvertito in seguito all’improvvisa mancanza di stimoli; dall’altra parte scatta la presenza dei social forum e della comunicazione praticata via etere: all’interno di questi segmenti, il peso della solitudine si chiamerà esclusione. Come reagivano le altre generazioni a questi stimoli? Chi segue le mie riflessioni conosce avrà già letto cosa penso in merito. Per doveroso rispetto nei confronti di quanti leggeranno per  la prima volta ciò che scrivo è giusto che rinnovi quanto già detto: non possono essere praticate traslazioni generazionali. Dalle esperienze pregresse si possono prendere in considerazione i vari processi evolutivi e la metodologia esplicativa, non si può assolutamente pensare di replicare ciò che è proprio di altre generazioni. Non esistono cloni umani e non potranno esistere clonazioni generazionali. A questo punto, è chiara la comparazione e sarà anche chiara la risultante delle differenti esperienze. Nel 1970 i giovani seguivano la politica, si iscrivevano ai partiti di massa e sognavano di cambiare il mondo con le loro idee. In assenza di computer, stampanti e sistemi di diffusione di massa, venivano redatti giornali in ciclostile, si dava vita a radio libere e televisioni locali; la scuola veniva frequentata e vissuta con una differente enfasi in quanto, proprio i movimenti studenteschi, hanno dato vita alle manifestazioni ed alla promozione di una diffusione di idee e temi divenute successivamente anche Leggi dello Stato destinate ad apportare enormi cambiamenti sociali. Non intendo entrare nel merito delle proposte, ciò che intendo sottoporre alla visione di chi leggerà questa riflessione è il fermento sociale costante, di una generazione che voleva andare avanti ed aveva paura di poter precipitare nelle sorti del passato. L’attualità è composta da altri codici, altre aspettative. quanto avveniva in un cortile o in una piazza, oggi avviene virtualmente. Ma ciò non dovrà preoccuparci, il futuro sarà riservato all’intelligenza artificiale ed il lavoro non sarà più il posto fisso o l’idea di un lavoro per tutta la vita. L’innovazione sarà così veloce e le necessità di seguire tali dinamiche renderà sempre più brevi le giornate e sempre meno affascinanti i tramonti osservati con romantico pensiero da altre generazioni. Personalmente credo che l’attuale generazione possa essere la punta di diamante di una società che dovrà avere il coraggio di scegliere l’innovazione per affrancarsi dall’arretratezza dei processi produttivi ormai superati e non consoni a competere con un sistema economico prettamente globalizzato e standardizzato tanto sulla domanda quanto nell’offerta di beni e servizi. Gli adulti di riferimento dei giovani dovranno avere il coraggio di essere imparziali nell’emettere giudizi e soprattutto aprire con maggiore frequenza il dialogo con i loro figli. Ultima cosa: ai giovani oggi non piace essere rimproverati, adorano osservare l’esempio, ma dovrà essere concreto e costante.

2 commenti su “I GIOVANI E LA SOLITUDINE”

  • Buongiorno Francesco.
    A mio modo di intendere il complesso e affascinante mondo giovanile di tutte le specie esistenti del creato, quella umana mi crea un seno di insaziabile interesse conoscitivo.
    Ho vissuto e vivo la mia non giovanissima relazionale prevalentemente insieme ai Giovani e meno Giovani, molto mendo con i Grandi adulti.
    Da questo mio vissuto ho estrapolato e memorizzato alcuni punti di riferimento certi.
    1. I Giovani non sono e non saranno mai soli!
    2. I Giovani sono la forza generatrice di energia positiva!
    3.I Giovani non sono allo sbando ne sono fessi!
    4.I Giovani ci aiuteranno a crescere se lo vogliamo.
    5. I Giovani sono le miniere di beni preziosi per l’umanita!
    Altro che soli!
    Provate ad ascoltare i Giovani e non farvi ascoltare, ci riuscite?
    Scoprirete cose che non avete mai pensato o potuto immaginare su cosa pensano loro degli adulti e dei diffusori dell’odio sociale.
    I Giovani amano e vogliono essere amati, non vogliono essere presi in giro, non gradiscono le promesse degli adulti non onorate.
    In estrema sintesi:
    I Giovani sono capaci di riscaldare il corpo di entusiasmo e creatività!
    Vizio e grazie Emilio Errigo

    • Buongiorno Emilio.
      grazie per il preziosissimo e gradito contributo. Personalmente non penso di poter riuscire ad espletare l’intera e complessa funzione di osservatore e modesto studioso del sistema di valori e dell’agire quotidiano dei Giovani. Provo semplicemente a scuotere le anime delle persone che hanno il cuore ed i sensi aperti ad accogliere un invito: non lasciamo da soli i nostri ragazzi in una società sempre più simile ad un frullatore.
      Una persona ha più probabilità di sbagliare quando accanto a se non c’è un riferimento sano e responsabile. Personalmente penso sia indispensabile posizionarsi al fianco dei nostri ragazzi e percorre insieme, senza invadenza, il percorso della vita e insieme a loro tenere sempre una lanterna accesa sulle nostre spalle per illuminare anche i passi delle generazioni future.

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