Prendendo in prestito le parole del grande Seneca, mi rivolgo a Lei dicendo: ”Semel in anno licet insanire” ossia, una volta all’anno è lecito impazzire.

Ieri ha voluto esternare tutto il Suo compiacimento a seguito dell’arresto del Presidente del Consiglio Regionale Domenico Tallini, nell’ambito dell’operazione “FarmaBusiness” condotta dalla Procura di Catanzaro, guidata dal Dr. Nicola Gratteri. Seppur il Presidente della Commissione Antimafia per me dovrebbe avere ben altre Skills e soprattutto ben altri modi per comunicare fatti di Giustizia, ho voluto apprezzare il suo gesto, accettando di buon grado i contenuti del Suo messaggio. Non mi permetto di ricordarlo a Lei, ma ricordo a me stesso un fatto importantissimo: in Italia, sino a Sentenza passata in giudicato, ossia il vaglio della Suprema Corte di Cassazione, vige il principio della presunzione d’innocenza. Non metto in dubbio il lavoro svolto dalla Procura, ma saranno il processo e la Sentenza dei rispettivi gradi di giudizio a determinare la colpevolezza. Cerchiamo di non dimenticarlo, altrimenti saremmo tutti dei banditi a piede libero.

Quando ho appreso i fatti che riguardano la Sua persona, al momento non smentiti, pubblicati da diversi giornali on line (cliccando sul link sarà possibile leggere i contenuti), non mi sono permesso di dubitare della Sua persona e soprattutto del delicatissimo ruolo ricoperto in ambito Parlamentare. Oggi, non voglio inveire, da convenzione internazionale non si deve mai far fuoco sulla Croce Rossa. Avrà modo e luogo per chiarire le vicende del 2018.

Essendo stato da Lei offeso più volte nella medesima occasione intendo risponderLe facendo mia la famosa affermazione di Seneca. Al primo punto, per onore e rispetto nei confronti dell’On. Jole Santelli sappia che con le Sue parole ha vituperato la storia, la memoria e la bellezza dei sogni che una Persona autentica ha nutrito da sempre per questa terra che ha accolto anche Lei ma che probabilmente non ha avuto strumenti per poterla comprendere ed amare. Ha offeso i Calabresi tutti, Elettori e non dei Deputati e dei Senatori che hanno ricevuto un mandato dalla Gente di Calabria per rappresentarli nella massima Assemblea della Democrazia Italiana. Ha offeso l’alto e delicatissimo ruolo dell’ufficio da Lei ricoperto nell’esercizio del mandato ricevuto. Infine, riconoscendo nelle Sue parole la massima latina “Excusatio non petita, accusatio manifesta”, Le vorrei ricordare quando ci incontrammo a Locri, per l’esattezza era il 7 Dicembre del 2019 in occasione di una Sua visita presso un’Istituto scolastico. Le illustrai uno studio che avevo condotto con un gruppo di lavoro, correlato di dati e grafici estratti dal sito del Ministero dell’Economia e Finanze e relativo alla pericolosità della ludopatia in ambito giovanile nel territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria, territorio identificato all’ultimo posto in termini di sviluppo socio economico, povertà educative e tra i territori calabresi con il più alto tasso di disoccupazione giovanile, criminalità, abbandono scolastico e incidenza della malavita nella gestione del riciclaggio di danaro. Sicuramente avrà consumato i giga della Sua memoria ed avrà rimosso quell’incontro  perchè gli applausi a volte fanno perdere la ragione. Ebbene, io ricordo benissimo come si comportò il Presidente della Commissione Antimafia e cioè Lei: visti velocemente i grafici e la corposità del lavoro svolto, mi fece i complimenti, mi riconsegnò il tutto e con una pacca sulla spalla mi disse: in Commissione abbiamo altro da fare. Allora non ha compreso e forse non potrà comprendere che i mutamenti della criminalità, come descritto dai trattati di criminologia che forse mai avrà letto, viaggiano ad una doppia velocità delle attività repressive al fine di non essere intercettate e soprattutto non costruire le tracce per incrociare la circolarità dei soldi gestiti dal malaffare.

Detto questo, da umilissimo Calabrese e da Cittadino Italiano, La invito vivamente a non voler insistere con la scusa dell’interpretazione delle parole. La lingua Italiana consente di illustrare tutto consentendo anche di evitare fraintendimenti. Se Lei non fosse stato un docente di storia e filosofia, coprendosi della Sua nuda ignoranza (in termini Socratici naturalmente), avrei potuto giustificare il tentativo di volersi arrampicare sugli specchi per tentare di recuperare la bassezza che ha compiuto bollando come irresponsabile la scelta di una straordinaria donna, l’on. Jole Santelli e ancor di più umiliando in modo becero ed irriconoscente quella terra e quella Gente di Calabria che Lei avrebbe dovuto rappresentare.

Infine, vorrei semplicemente ricordarLe che mentre Lei ieri era intento a diffondere “urbi et orbi” il suo pensiero – fatto legittimo -, i Sindaci della Calabria, con le loro fasce tricolore, manifestavano davanti alla sede del Governo a seguito dei disastri sanitari di una terra che prima di essere cosparsa di sale e abbandonata merita dignità. L’arresto di Tallini ha letteralmente rubato la scena a tale circostanza e quindi, per stare sul pezzo, meglio vestirsi da boia e decapitare una persona “indagata” ma non “condannata” che enfatizzare il valore di una protesta pacifica, democratica e rilevante per il futuro della sanità calabrese, promossa dagli amministratori di prossimità di tutte quelle Persone che Lei dovrebbe rappresentare in Senato.

InviandoLe i miei saluti, La invito a dimettersi velocemente, rifiutando persino l’ultima mensilità da Senatore e il TFR. Torni a Scuola. Le farà bene. La politica è servizio, umiltà, passione e impegno costante. Sinceramente, tali caratteristiche non le ho mai intraviste nella Sua Persona.

Un commento su “IL SENATORE MORRA SI DIMETTA SUBITO. CHIEDENDO SCUSA AI CALABRESI ED ALLA DEFUNTA JOLE SANTELLI”

  • In questo non facile periodo storico la frase che leggo volentieri ogni volta che transito sul Lungotevere è “NIL DIFFICILE VOLENTI”.
    Questo motto che lo ritengo ricco di ottimismo, credo che possa essere dedicato ai miei corregionali che vivono in Calabria.
    Non avrei mai voluto leggere che Calabresi parlino male dei Calabresi, citando persone che non sono più tra noi terreni e altri che loro malgrado, si trovano a vivere direttamente l’esperienza del rigore della legge penale e processuale penale, perché destinatari di una misura cautelare che limita la loro libertà personale.
    Io trovo triste e incredibile che ciò sia potuto accadere.
    Il tempo darà la possibilità alle parti esposte al giudizio pubblico non solo dei Calabresi, di poter chiarire il loro comportamento sicuramente a una prima lettura giornalistica e ascolto audio, non parrebbe lineare.
    La Calabria e quanti abitano in quel territorio complesso e complicato hanno necessità e urgenza di una forte coesione sociale e mirata attenzione istituzionale, non di altro.
    In Calabria e non credo di essere il primo a pensarlo, c’è tanto bisogno di lavoro per le fascia più esposte al rischio di essere condizionati dalle mille opportunità di reddito mensile offerto dai detentori del potere economico illegale.
    Emilio Errigo

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