Continuiamo ad assistere agli ennesimi titoloni in prima pagina e nei Telegiornali e probabilmente vedremo anche le ennesime sfilate di politici ed autorità, civili, militari e religiose.  Una verità è certa: non si può accettare questo stato di cose chiudendosi nel silenzio e continuando a voltarsi dall’altra parte. Il costante stato di emergenza, vissuto nel nostro Sud, sta divenendo, tanto per noi quanto per le numerose persone che hanno raggiunto il territorio italiano, per scappare da guerre e povertà, un triste destino volto ad accomunare e distruggere le sorti di quanti vorrebbero invece continuare a nutrire la speranza di poter vivere, senza dover essere costretti ad emigrare oppure a concludere la propria esistenza nei modi più impensabili e disumani. Oggi, la mia riflessione è rivolta al giovane ventottenne, arso vivo durante il sonno dall’incendio propagatosi all’interno della baraccopoli di San Ferdinando, le quali cause ancora non sono state chiarite. Forse, in pochi saranno a conoscenza  della quotidianità di queste persone.  In realtà, loro muoiono e rivivono ogni giorno. A mietere queste vite umane, oltre alla morte, c’è un mondo più grande di quanto si possa immaginare chiamato lavoro nero, con annessi e connessi. Per quanti sogliono percorrere le strade provinciali, sin dalle prime ore del mattino, oppure all’imbrunire, non sarà passato inosservato il peso della sfida quotidiana, compiuta da centinaia di Migranti, intenti a raggiungere i terreni dove verranno comandati a raccogliere le arance o le clementine per meno di trenta euro al giorno, dovendo a volte fare i conti anche con il caporalato e cibandosi prevalentemente di arance e panini. Nella baraccopoli non c’è acqua calda, non ci sono riscaldamenti. Si va avanti con fornelli a gas e con fuochi accesi per avere un po di calore o per asciugare i panni quando le temperature raggiungono zero gradi. Queste persone, per spostarsi non usano macchine o furgoni. Utilizzano biciclette, sprovviste di luci e percorrono le principali arterie stradali interne, dove son presenti numerose curve e spesso la carreggiata è stretta al punto tale da divenire anche un vero e proprio pericolo  per gli automobilisti, soprattutto in occasione dei temporali invernali quando si riduce notevolmente la visibilità. Non può essere più giustificata la persistenza di una costante emergenza, trasformata in soluzione tampone e destinata ad essere tradotta in un vero e proprio fallimento dello Stato. Dobbiamo avere il coraggio di non rifugiarci nella tautologia, occorre iniziare a chiamare per nome e cognome tutto ciò che ci circonda, identificando, di volta, in volta cause, effetti e responsabilità.  Quando si registrano fatti destinati ad ardere vite umane, unitamente ad esse si spegneranno anche le speranze di una popolazione. Nella giornata successiva all’ultimo incendio avvenuto nella baraccopoli di San Ferdinando la notte del 15 Febbraio 2019, il Ministro dell’Interno ha reso nota sua decisione, volta a far sgombrare la baraccopoli di San Ferdinando, realizzata con lamiere, cartone e impermeabilizzata con teloni di plastica. Probabilmente, questa soluzione potrà essere immediatamente praticata ma sicuramente non risolverà il problema definitivamente. A breve, moltissime di quelle persone che risiedevano a San Ferdinando si sposteranno in altre regioni d’Italia per lavorare tutta l’estate alle dipendenze di produttori di pomodori, angurie ed ortaggi vari. Piaccia o no, il prossimo autunno la baraccopoli si riformerà nuovamente, come avviene ormai da molti anni in quanto a decidere la presenza dei Migranti è la domanda di lavoro proveniente dal mondo agrumicolo. Probabilmente verrà scelta una nuova località, sempre vicina al luogo di lavoro, ma in prossimità del centro nevralgico dell’agricoltura pianigiana. La comunità dei Migranti tornerà ad immettere la propria forza lavoro nel settore dell’agricoltura e le biciclette continueranno a circolare lungo le strade e, forse, saremo costretti a rivivere le strazianti notizie fornite dai media. Tutto ciò dovrà perpetuarsi all’infinito, portandoci all’assuefazione, oppure esiste una soluzione? Seppur non sia di mia competenza, l’indicazione della strada da seguire per risolvere questa delicatissima circostanza, da studioso di fenomeni sociali e da osservatore speranzoso, credo possa esserci. A tal fine, è indispensabile prima di tutto identificare le due macro componenti del fenomeno osservato e, successivamente si dovrà normare il tutto prima dell’inizio della prossima campagna agrumaria. Senza mettere la testa sotto la sabbia, bisogna ammettere la mancata disponibilità della manodopera  per effettuare la raccolta di agrumi alla luce   del prezzo di mercato bassissimo riconosciuto ai produttori e destinato a non consentire nemmeno la copertura dei costi per regolarizzare i lavoratori. Cosa bisognerà fare:

  • Evitare la raccolta e compensare ai produttori i mancati introiti, mediante integrazione e azzerare il lavoro nero?;
  • Consentire l’assunzione dei Migranti, come lavoratori stagionali, con un regime contrattuale speciale e straordinario per un periodo limitato affinché possa essere possibile consentire la locazione di immobili a prezzo calmierato e la fruibilità di mezzi di trasporto pubblici con pagamento di biglietto per raggiungere i luoghi di lavoro?
  • Prevedere pene severe, come il sequestro dei terreni per quanti continueranno ad utilizzare manodopera in nero?

Questo Governo, tra le mille incombenze, dovrà riuscire a compiere il giro di boa in tempi brevissimi, attraverso scelte destinate a far valere tutte quelle ragioni volte a raggiungere finalmente una soluzione ben precisa, definitiva e destinata a divenire nel tempo una vera e propria opportunità per l’agricoltura e per il Meridione. In Italia non c’è soltanto la baraccopoli di San Ferdinando, ma c’è molto di più e  si parla di ben 80 realtà analoghe. Forse è in atto una vera e propria distrazione di massa, tesa a mettere in secondo piano altri fenomeni sociali presenti nel territorio della Piana di gioia Tauro? Cosa potrebbe accadere qualora venisse perso il controllo della bomba sociale attualmente in atto, costituita dalla sommatoria dell’incerto futuro dei  500 dipendenti MCT e delle loro famiglie e dai 1600 Migranti presenti nelle tendopoli e dintorni? C’è poco tempo e non bisogna più occuparlo con interminabili riunioni destinate a produrre rinvii. Qualora fosse necessario, perché non si valuta l’attivazione di patti bilaterali, tra Italia ed i singoli Stati di provenienza dei Migranti? Governare questo fenomeno, non potrà essere competenza esclusiva dell’Italia o dell’Europa. Non dovrà nemmeno essere il pretesto per alimentare interminabili campagne elettorali. La cooperazione internazionale con un pieno coinvolgimento delle Nazioni Unite e della Chiesa, potrebbe fornire risultati sino ad ora mai raggiunti. Dobbiamo imparare a chiedere aiuto, non possiamo essere i primi della classe quando per decenni non siamo stati in grado di risolvere un problema così delicato e vitale. Con tutto il rispetto per il lavoro svolto sino ad ora a livello periferico, va registrato il profondo fallimento e la mancata capacità di creare soluzioni. Il Ministro Salvini, eletto in Calabria, dopo aver appreso il  giudizio della piattaforma Rousseau in merito alla Di Ciotti, insieme al Ministro dell’agricoltura Centinaio, si trasferiscano in Prefettura a Reggio Calabria e rimangano presso quella sede sino a quando non verranno disposte scelte e norme atte a disciplinare la costante decadenza della fiducia e della speranza dei Calabresi. In mancanza di un segnale forte la risposta sarà chiara: il Meridione dovrà morire lentamente e da solo.

Prima di salutarTi, ringraziandoTi per avermi letto,  vorrei chiederTi un piccolo aiuto: se la mia Riflessione fosse stata di Tuo gradimento, Ti chiederei di condividerla con i Tuoi amici, tramite Facebook o Whatsapp. In caso contrario, Ti sarò particolarmente grato se volessi segnalarmi ciò che non condividi. Questo spazio vuole essere anche un luogo dove potersi confrontare, crescere ed imparare  grazie alla condivisione. Personalmente continuo a ritenere attuale quanto asseriva Socrate: “So di non sapere”. Ma rimane un nostro diritto essere curiosi ed apprendere.

Ti ringrazio

5 commenti su “MOISSA BA. 28 ANNI. È L’ENNESIMA VITTIMA DELLA BARACCOPOLI DI SAN FERDINANDO”

  • Buonasera Prof. Rao.
    Io credo che sui migranti ci portiamo anni di sbagli, di compromessi, di accordi vari. Il problema non é mai stato affrontato ne modo giusto. Il politico, di qualsiasi colore, non ha fstto altro che nascondersi dietro ad un finto buonismo per scopi che non erano per niente filantropici. Adesso, dal mio punto di vista, abbiamo raggiunto un punto del non ritorno. Adesso ci troviamo ad avere sul territorio nazionale (non solo in Calabria) un numero impressionante di emigranti senza sapere come formarli, dargli un lavoro, una casa ecc. ecc. È anche vero che in Italia non sono state msi politiche vere di investimento, di aiuto all’imprenditoria, detassazione del lavoro dipendente. Tutte cose che avrebbero fatto bene all’italiano e, forse anche all’emigrante. Dal mio modesto punto di vista non servirà non raccogliere la frutta e la verdura e compensare il produttore del mancato guadagno. Anchr perché lo Stato dicrebbe compensare ilproduttore ma anche tutti quelli che nella filiera non possono più avere un guadagno (e dove li prende tutti questi soldi). L’ integrazione può riuscire in uno Stato come in una Regione qusndo si creano le strutture, quando si investe, ma secondo Lei in Italia esiste una mentalità del genere.
    Quindi la ricetta può sembrare difficile ma non lo è:
    1) pensare meno ai guadagni e ai soldi che arrivono dall’Europa per scopi personali;
    2) identificare le persone che sono arrivate e individuare in quali categorie inserirle, cioè asilo politico oppure emigrante per lavoro;
    3) trasferire quelli che non rientrano nelle categorie suddette;
    4) utilizzare i soldi europei per politiche strutturali utili all’italiano e all’emigrante.
    Um cordiale saluto

  • Buonasera Antonio,
    grazie per aver dedicato 5 minuti del Suo tempo per leggere la mia riflessione. Come avrà sicuramente notato, nelle tre indicazioni formulate e volte ad un potenziale percorso solutivo vi era alla fine di ogni singola proposta un punto interrogativo. Personalmente non possiedo la verità assoluta. Mi sono semplicemente permesso di riflettere, mettendo il tutto nero su bianco ed estendendo tale azione ai molti amici che mi onorano della loro attenzione. Mediante il confronto, potranno venir fuori molte proposte, interessanti e sicuramente valide. Il senso della riflessione vuole essere proprio questo.
    Grazie ancora e spero si possa fare qualcosa di positivo.
    A presto

  • Hai descritto la situazione molto dettagliata. Il mio pensiero è che tutto ciò sia anche il prezzo che paga l umanità anche per effetto della globalizzazione che permette il commercio mondiale senza regole oltre ai regimi ed ale religione estremiste volte allo sfruttamento del prossimo ma soprattutto a sfruttare le debolezza delle persone bambini e donne comprese ma anche persone buone che vengono sottomesse da persone cattive questo è il risultato la problematica e come risolvere queste cose veramente e difficile solo qualche stato potente governato da persone buone puomo fare qualcosa noi possiamo solo pregare che ciò succeda e appoggiare queste persone.

    • Buongiorno Davide,
      grazie per il contributo che hai voluto lasciarmi dopo aver letto la mia riflessione. Quanto ci circonda è frutto di scelte, a volte buone ed a volte pessime. La responsabilità oggi dovrà guidarci nell’affrontare un confronto costante, volto a sensibilizzare quanti hanno la possibilità di rivedere, con moderne metodologie decisorie, ciò che accade. Al momento vige una certa confusione, in parte voluta ed in parte creata. Tutto ciò crea apatia e distacco. Noi possiamo fare ancora tanto. Personalmente ho scelto di condividere, di tanto in tanto, con i miei amici le poche idee in mio possesso affinché possa estendersi una volontà benevola tesa a costruire cambiamento partecipato ed in maniera positiva. Credo sia indispensabile superare la logica utilizzata sino ai nostri tempi e volta ad individuare l’esistenza di persone trattate meglio e persone trattate peggio. Spero si possa raggiungere l’esigenza di voler parlare alle persone, rispettando la loro dignità e la storia, utilizzando il concetto della pari dignità e contribuendo all’inclusione sociale. Gli esclusi, rappresenteranno la nostra povertà e non la loro.
      Grazie ancora e buon lavoro.

  • Buongiorno Francesco.
    Innanzitutto ti sono grato per il tempo che dedichi al prossimo senza chiedere nulla di economicamente rilevante in cambio. Già questo tuo modo di agire mi crea una certa simpatia a prescindere.
    Ho letto con attenzione crescente, le tue due ultime riflessioni, la prima di queste dedicata alla cruda e amara realtà di chi sopravvive in Calabria, tra per così dire mille difficoltà ambientali, la seconda riflessione, centralizzando il tuo interesse da Sociologo che ha doppia fortuna, di vivere nella nostra bellissima e incomparabile terra di Calabria e gustarne tutti i buoni e saporiti frutti alimentari che la Madre Terra e i Calabresi donano al mondo a bassissimi costi.
    Ritengo di conoscere molto bene la Portualità italiana e l’economia Marittima da essa generata a beneficio della collettività territoriale Costiera nazionale.
    Per professione e studio conosco il fenomeno della migrazione Internazionale , delle cause ed effetti.
    Limitando la mia sintetica osservazione al e analisi Porto di Gioia Tauro, mi viene spontaneo pensare e scrivere, che la paura fà 90. Perchè?
    Perchè se ritornassero i grandi numeri di movimentazione di navi e container, registrati in passato, sarebbero tanti
    gli investitori che delocalizzerebbero i propri ingenti investimenti e aziende nei Conuni della Piana di Gioia Tauro. Conoscono bene tutti, la forza culturale e le capacità professionali dei Calabresi, in ogni campo. Credi veramente Francesco che il Nord idustriale e sviluppato economicamente, possa mai favorire questa delocalizzazione industriale nel Sud Italia?
    No mio Amico Sociologo, non accadrà in assenza di una forte cooperazione sociale ben rappresentata dal nostro studioso Internazionale Calabrese D.O.C.G.P. , nato per sua firtuna, in un Comune della Piana di Gioia Tauro, Prof. Lorenzo INFANTINO,
    nel suo libro “Il Potere”.
    Come potrà svilupparsi la costituità Zona Economica Speciale (ZES), se la paura fà 90? Chi verrà a rischiare le proprie o altrui risorse finanziarie in Calabria, se ogni giorno e notte, sembrerebbe che il male è il bene, siano nati in Calabria? No Francesco occorre far sapere al mondo a gran voce e con tutta la forza possibile, che il MALE, non è nato e vive in Calabria, perché ha radici storiche e umane prprofonde!
    In Calabria di contro, sarà bene che si sappia e si diffonda attraverso i milioni di Calabresi nel Mondo , che sono nati e crescono il BENE, l’amore, la solidarietà, l’amicizia,l’ospitalità, la forza, il sapere, la fraternità e tanti altri valori umani universalmente riconosciuti.
    L’emigrazione i Calabresi la conoscono molto bene, pure io la conosco, in quanto sono un migrante che dal 29 settembre 1977 si è allontanato per stato di necessità
    economica dalla mia bella e amata Calabria. Ora guardo con un nodo in gola i Giovani Calabresi dei quali Tu spesse volte parli e scrivi, sicuro che saranno loro la forza dirompente del presente e del futuro in Calabria. La malavità è un male presente in ogni parte del globo, così come il male generato e causato dagli esseri umani e dalle bestie feroci.
    Ai Fratelli migranti in arrivo in Italia, occorre dire e far capire, da esperti migranti storici, che in Calabria c’è tanto bene, solo che non si è ancora capaci di diffonderlo.
    In Calabria c’è tanta dignità, solo che non tutti la fanno esaltare e affermare. Non credere Francesco, che il bene si crea con le Forze di Polizia e la Magistratura, riempiendo le carceri diz Calabresi.
    I Calabresi sono belli, forti, , potenti e colti, hanno dovuto imparare a loro spese e sacrifici immani, a difendersi dagli aggressori, predoni, dominatori, conquistatori, violenti, criminali della peggiore specie.
    La storia degli avvenimenti insegna, che i Calabresi da molti secoli subiscono e non creano il male.
    Con stima, Emilio Errigo

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