Carissime amiche ed amici,

un anno addietro, il 13 Aprile del 2018, decidevo di mettere on-line questo piccolissimo angolo della mia vita. Riconosco di non essere un bravo scrittore; forse non lo sarò mai. Nell’aver ascoltato e messo in pratica i consigli di un mio amico, ho iniziato a porre nero su bianco alcune mie riflessioni, ponendole di volta in volta alla vostra attenzione. Tali letture, nel tempo, hanno dato origine ad inattesi e straordinari riscontri. Sinceramente non immaginavo fosse possibile, in così poco tempo, polarizzare una così crescente attenzione. Durante questa breve esperienza, ho imparato ad accumulare l’energia di quanti, dopo avermi letto, hanno   condiviso e commentato i contenuti per poi manifestare direttamente  ed indirettamente sentimenti di amicizia e stima. Tutto ciò ha generato in me un senso di crescente responsabilità e gratitudine. In futuro, spero di poter continuare ad osservare e descrivere le varie realtà di una quotidianità vissuta in una comunità complessa come quella in cui vivo e lavoro  continuando a chiedervi, di tanto in tanto,  pochi minuti della vostra attenzione per rendere più ampia la discussione. Continuo a credere fermamente nella missione di ogni Persona e così, ogni singolo incontro, potrà divenire un vero e proprio insegnamento da custodire nel cuore. L’inesorabile scansione del tempo, è divenuto un velocissimo vettore di  speranze ma anche il peso di tante sofferenze. Oggi lo sguardo delle persone è animato sia dalla felicità che dalla rassegnazione,  imposta da un sistema sociale poco incline ad elaborare azioni concrete per offrire risposte autentiche ed inclusive, volte a far fronte alle svariate difficolta vissute della gente più umile e sola. Per molti versi sembra essere più semplice e meno rischioso attendere l’emergenza per agire e non praticare la prevenzione per far vivere meglio quanti sbarcano il lunario con moltissime difficoltà. Ognuno di noi ha una storia da raccontare ma il vuoto ed i silenzi tendono a prevalere sempre e di più. Occorre lavorare nella direzione del contenimento dell’individualismo, pericolosissima radice di un male sociale meglio conosciuto come relativismo, coltivando la crescita della Comunità e ponendo i valori al centro della condivisione di un progetto nuovo, capace di accomunare le tante anime divise nella  diversità di prospettive. Con molta probabilità, i risultati conseguibili da soggetti uniti e non divisi, chissà quali potrebbero essere?. Forse abbiamo perso molto tempo a rincorre fantasmi e forse non ci siamo accorti che il tempo passava e le nostre mani erano diventate sempre più deboli e gracili per riuscire afferrare con forza i sogni. Apparentemente siamo fortemente evoluti ma in realtà, sarà vero?  Oggi la comunicazione è artefice della crescente distanza ma l’immaginario collettivo è felice perché avverte il senso della connessione senza essersi accorto della crescente presenza dell’intelligenza artificiale, sostituitasi lentamente ed a piccole dosi in minime parti del nostro agire quotidiano, divenendo piano piano indispensabile. Riflettendo bene, in passato, i segnali di fumo trasmettevano più emozioni degli attuali messaggi di testo, seppur correlati da faccine tristi o sorridenti. Siamo un po tutti accomunati dalla liquidità di questo Millennio ed in molte circostanze, proprio quella liquidità ci rende vittime del sistema sociale facendoci somigliare al vapore e costringendoci a vivere sospesi all’interno di una bolla di sapone. In contropartita alla liquidità esistono anche i valori, destinati ad essere un solido riferimento per la vita nella quale non può e non deve essere racchiuso il crescente sentimento di odio e la diffusa necessità di poter avere sempre un nemico da combattere e non una Persona da sostenere. Sono particolarmente contento di poter condividere una certezza: accanto alla tristezza esiste anche la positività rappresentata da Persone straordinarie, presenti anche nella nostra società. Grazie al mio lavoro, all’interno delle aule universitarie, scolastiche o degli enti di formazione professionale, ho la fortuna di respirare un’aria nuova, colma di speranza e di autentici sentimenti di positività. Quei luoghi, nel tempo, sono diventati gli spazi di una quotidianità straordinariamente preziosa ed   è difficile poter rinunciare, anche per un solo giorno.  Quelle voci e quei volti rappresentano il nostro futuro. In ogni singola azione si riscontrano le numerose esperienze di vita portate avanti dai Giovani. Proprio loro, nel tempo, mi hanno insegnato a non giudicare ed a riconoscere la differenza tra uno sguardo apparentemente perso nel vuoto ed uno sguardo pieno di speranza. Dietro ad ogni loro realtà ci sono mille risvolti, personali e familiari inimmaginabili in positivo ed in negativo. Il tutto viene vissuto con riservata umiltà, soprattutto all’interno dei segmenti familiari dove il frigorifero rappresenta il vero indicatore economico di quella famiglia e la semplicissima propensione all’acquisto di un vestito, finisce per tradursi nella speranza di poter trovare qualcosa di “nuovo” nella busta della Caritas. Per quanti vivono male non esistono le Boutique e nemmeno i negozi di abbigliamento. In queste storie sono immersi tante ragazze e ragazzi e una crescente difficoltà relazionale diviene sommatoria con la crescente dispersione scolastica, alimentata non dalla paura di essere bocciati o rimandati ma dal loro disagio economico familiare, tradotto nell’impossibilità di poter avere i libri  per poter studiare. Per quei Giovani l’investimento massimo messo a disposizione dai loro genitori consiste nel garantire la frequenza scolastica, destinata in moltissimi casi a trasformarsi in un vero e proprio insuccesso e segnare quel Giovane per tutta la vita. Don Milani aveva visto bene, allora come oggi, qualche Scuola continua a somigliare agli ospedali impegnati nel curare le persone sane e lasciare fuori le persone ammalate. Ho deciso di non tacere a fronte di ciò che osservo. Saranno in tanti a pensare che è inutile raccontare queste realtà, apparentemente destinate a non essere ascoltate da nessuno perchè scomode e sconfortanti. In realtà c’è tanto da fare, soprattutto per gli ultimi. Il mio impegno, per il futuro, rimarrà inalterato e da  questo Blog continuerò a raccontare anche le quotidianità scomode, sperando possano presto alimentare la volontà di riaprire la “Questione Meridionale” sempre più indispensabile ed indifferibile. Le 21.332 Persone che mi hanno onorato del loro tempo per leggere, commentare e condividere le mie richieste d’aiuto, unicamente tese ad immaginare e sperare in un futuro migliore senza saperlo hanno dato voce alla speranza di quanti pensano di essere soli. Per dare loro ristoro dovremo essere in tanti. Questo è un compito alla portata di tutti. Occorre soltanto costanza ed impegno.

2 commenti su “QUOTIDIANITÀ SCOMODE”

  • SoNo pienamente d’accordo con te Francesco.. ognuno di noi dovrebbe rimboccarsi le maniche e contribuire a rendere migliore il futuro , il nostro futuro ma soprattutto quello dei più deboli. .. Io lo sto già facendo ☺☺☺ e tu lo sai…
    Ho voluto far della mia vita una vera e propria Missione ed aiutare gli altri, I più piccoli , i più deboli ed indifesi mi riempie ogni giorno il cuore di gioia e amore ☺☺☺☺ ed è questa la mia forza ☺☺
    È stato davvero un piacere conoscerti , è necessario che la nostra calabria abbia molta gente che più che lamentarsi si rimbocchi le maniche e dia una mano !!!

    • Grazie per la tua bellissima testimonianza di attaccamento a questa terra ed alle persone più deboli. I migliori risultati sono figli della pazienza e della costanza. Andiamo avanti. Il tempo potrà stabilire i risultati dell’impegno e la misura della bontà impressa in esso. Un salitone

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