“Una cosa è essere poveri in una società di produttori e piena occupazione; ben altra cosa è essere poveri in una società consumistica, in cui i progetti di vita si costruiscono più sulla base delle scelte del consumatore che sul lavoro, sulle competenze professionali o sugli impieghi. Se un tempo la povertà era legata alla disoccupazione, oggi è legata anzitutto ai livelli di consumo. Ciò sortisce un significativo effetto nel mondo in cui la povertà viene sperimentata e sulle prospettive per riscattare la miseria”. Nel Terzo Millennio, i nostri Giovani continuano ad emigrare ed al posto della valigia di cartone portano al loro seguito il capitale intellettuale, acquisito nel mondo della Scuola, l’educazione appresa  nelle loro famiglie, le speranze di poter avere qualche opportunità ed i loro sogni. Tutta questa energia, traslata in altre Città è la vera povertà del nostro Meridione. Siamo in pochi ad aver deciso di ritornare per vivere e lavorare  nel territorio che ci ha visti crescere, dove ci conosciamo tutti e dove la rassegnazione di quanti non sono mai andati via è tristemente stampata sul viso. Se la povertà continuerà ad esistere in un mondo divenuto nel tempo più ricco, la motivazione è semplice da individuare: l’etica praticata nel mondo del lavoro è stata inefficace in quanto utilizzata per riempiere le fabbriche affamate di manovalanza. Oggi l’etica va riscoperta e praticata, soprattutto nel mondo occupazionale. Le varie ricette riparatorie, praticate nel tempo dal Legislatore, sono state in più occasioni un segnale negativo per la propensione tanto all’incremento dell’occupazione quanto al godimento dei diritti previdenziali. Senza voler entrare in polemica, non posso dimenticare come sono stati trattati i lavoratori LSU ed LPU dal 1997 sino a qualche anno addietro. Per non scollarci dalla realtà, cerchiamo di non dimenticare cosa hanno scritto i padri costituenti nell’articolo 1 della Costituzione Italiana. Proprio in quelle righe, intrise di speranza, è possibile trovare ancora oggi la strada per conferire ad ogni Persona la propria dignità e la libertà individuabile nel lavoro. Un Primo Maggio che dimentica i Giovani, l’etica ed il vero significato del lavoro, dove la legalità non trova spazio per agire e punire le sopraffazioni presenti nel sistema, è un Primo Maggio destinato ad essere un contenitore vuoto destinato ad alimentare sfiducia rassegnazione.

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