A volte si sceglie di vivere mantenendo un basso il profilo e trattenendo risate e stupore quando si è al cospetto dei vari don Rodrigo di turno, intenti a fingere di detenere e praticare un potere che loro stessi non conoscono. La mia non è un’accusa. E’ una constatazione.

Devo essere sincero con i miei amici lettori: in passato ci soffrivo. Oggi invece mi diverto ad annotare sulla mia agenda, questi momenti di ilarità personale. Inutile nascondersi dietro ad un dito, ciò che non ti uccide ti fa crescere. Personalmente ho visto e qualche volta anche subito tali atteggiamenti, sperimentando l’agire dei vari bravi incontrati lungo la mia strada e, in alcune situazioni, dove non sono mancate inaspettate sortite a dire il vero squallide, potrei annoverare alcuni dirigenti scolastici, ma anche prelati e poi andando avanti potrei citare anche amministratori locali e funzionari di basso, medio e alto livello istituzionale, per non parlare poi degli imprenditori del nulla, oppure dei sedicenti liberi professionisti trionfanti ma poi finiti ad indossare braccialetti argentati. Le esperienze più belle, vissute in questa Calabria, sono state quelle vissute al cospetto di emeriti ignoranti, con l’aggravante di essere ricconi. In tutti questi casi, a fronte della mia pochissima educazione e dalla tanta pazienza, ho sempre notato una costante propensione presente nelle bizzarre personalità paragonabili alle pietre miliari del percorso compiuto sino ad oggi: più che esercitare il rispettivo ufficio, la priorità consisteva nel verificare se anche il sottoscritto poteva essere schiacciato come era capitato ad altri che non potevano vantare il principio della libertà e la mancata sudditanza interfacciandosi con loro. I vari “don Rodrigo”, non conoscendo l’educazione ed il rispetto dei ruoli, di volta in volta erano convinti di poter decidere per gli altri oppure perchè posti in una condizione di vantaggio. Ebbene, seguire i lineamenti di quella metodologia, contornata da affermazioni roboanti, non mi ha mai incantato anzi, più grosse erano le parole ed i fatti narrati maggiore è stato il mio livello di attenzione per ascoltare l’esercizio di un prestigio vuoto, animato da una intellighenzia scaduta e anacronistica.

Oggi racconto con facilità queste difficoltà. Prima però ho saputo viverle, affrontarle e superarle senza mai tenere il cappello in mano. Nella difficoltà è facilissimo cadere nel compromesso o nel ricatto. In questi casi, la strada più breve non è migliorarsi ma è peggiorarsi, mettendo sotto i piedi i valori tramandati dalla propria famiglia. Riconosco di aver avuto una grande fortuna: ho sempre compreso in tempo quando era giunto il momento per ripartire da capo e fare meglio per non perdere la seconda volta. Tale fortuna, nel tempo, è diventata per me una marcia in più ed a volte anche oggetto di studio ed approfondimento. Si giunge ad una fase dove non si perde più tempo con egocentrici ed esaltati. Alla fine raccontano tutti le stesse storie e fingono tutti alla stessa maniera per sentirsi grandi.  Ho scelto di dedicarmi a favore di quanti vorrebbero fare ma non hanno avuto la possibilità di studiare per potersi affrancarsi dall’ignoranza, spesso perché innocenti “vittime” di un sistema incrociato dove la deprivazione culturale e le povertà educative hanno mietuto e mieteranno più vittime dei conflitti bellici. In una terra dove si va avanti anche per raccomandazioni, oggi sono contento di aver sudato ogni singola conquista. Questo risultato è la più grande soddisfazione che si possa vivere quando vedi la gente propensa a sorpassarti ma poi, leggendo i giornali, comprendi dove facevano il pieno di benzina.

La più mia più grande felicità? La certezza di non essere una persona influente. Quindi, chi cerca o mi saluta, oppure chi semplicemente mi telefona, lo fa perché mi stima e forse perchè mi vuole anche bene. Sentirsi come una lattina, importante sino a quando è piena e destinata ai rifiuti dopo essere stata svuotata, è avvilente. Tutto ciò è costato tanto ma oggi mi rende sereno. Dopotutto, sono cresciuto apprezzando il valore delle conquiste, sia esse piccole o grandi, semplici o impossibili. In ognuno di esse c’è stato il desiderio, il sudore, la costanza, l’impegno, la rinuncia   ed a volte tutti gli sforzi non sono bastati ad ottenere ciò che desideravo. In quel caso non mi sono mai arreso. Ho ricominciato dall’inizio con maggiore impegno e determinazione. A farmi crescere sono state le condivisioni familiari ed affettive. Ma anche vedere i miei genitori intenti a firmare le cambiali per acquistare un’enciclopedia o una lavatrice. Il tempo poi finirà per insegnarti il vero senso dei valori e quelle criticità non saranno mai un sentimento di vergogna ma una autentica opportunità per crescere più forti senza dover indossare la corazza dell’ipocrisia. Con il trascorrere del tempo, queste lezioni, penso siano state propedeutiche al superamento degli esami che lungo il corso della vita non finiranno mai. Ormai non sono un giovanotto. Sono nato nel Secolo scorso e i capelli bianchi e qualche ruga sul viso iniziano ad essere le pagine delle più importanti lezioni di vita.  Una persona che mi vuole bene, qualche anno addietro mi ha definito il “sociologo dei giovani”. Da ignorante, più che parlare di letteratura e teoria, ai miei discenti parlo dei processi di crescita che la vita riserva a tutti. Per molto tempo la Scuola si è soffermata a coltivare distese immense di abilità, ed oggi migliaia di persone hanno conseguito titoli a tonnellate e sono disoccupate. La loro soddisfazione non può essere quella di essere annoverati tra le percentuali dell’Istat ma un sistema che governa l’Italia e ormai dovrebbe essere in linea con l’Europa, avrebbe dovuto pregiarsi dell’entusiasmo, del sapere e dall’energia di queste Risorse Umane, sfiancate e spesso indotte al consumo di ansiolitici e antidepressivi per contenere la frustrazione vissuta interiormente ed alimentata dalla mancata opportunità di essere quel ricambio generazionale che fa crescere l’Italia. Oggi alle giovani generazioni mancano i riferimenti solidi. Ormai è tutto on line. Ma ciò che anima il villaggio globale, molto spesso è soltanto fumo. L’arrosto non esiste perché i vari don Rodrigo hanno fagocitato tutto. Non bisogna puntare il dito contro le giovani generazioni. Loro non hanno colpe se la famiglia ha lasciato un grande vuoto di valore nella società. Tutto ciò non potrà contribuire a far comprendere l’importanza dell’unione quale metodo per superare le difficoltà il coraggio di continuare ad essere umili ed onesti senza doversi voltare dall’altra parte per accettare i compromessi, dimenticando di essere Cittadini per poter diventare banditi.

Oggi oltre a vivere e “tentare” di lavorare mi piace leggere i fatti di questa Calabria che tutti dicono di amare senza però mettere da parte il proprio egoismo per provare ad essere Comunità. Scrivo questa riflessione per rappresentare l’esistenza di uno squallore e la persistenza dell’ipocrisia manifestata da “falsi” perbenisti e dai numerosi sostenitori di una “legalità”, cucita su misura e sfoggiata all’occorrenza. Ebbene, in molti casi, si nota immediatamente che l’abito indossato è stato cucito con il filo della convenienza e la stoffa utilizzata riflette in modo evidente la pochezza del personaggio dove il peso corporeo è solido per la quantità di marciume conservato interiormente. Un giorno si finirà per agire unicamente a fronte della convenienza, senza voler considerare l’importanza della convinzione messe in atto nelle singole scelte di vita. Una società che vive sull’esperienza dei saldi non può essere una fucina di crescita culturale perché in tali realtà non c’è spazio per le idee, l’entusiasmo, il sapere e la costante dedizione. Questi modelli finiranno per essere fagocitate da un sistema che desidera persone uguali, identiche e prive di una propria capacità critica.

Avrei un semplice desiderio per il futuro: quando si parlerà della Calabria e dei Calabresi, mi farebbe molto piacere se potesse essere previsto sempre e comunque un distinguo, teso ad evidenziare fermamente che non siamo tutti criminali, ipocriti ed opportunisti. Saremo in pochi, ma ancora esistono Persone vere.

L’immagine che ho scelto per la copertina rappresenta l’immane bagaglio culturale della mia terra. Durante la mia giovinezza ho visto persone camminare lungo le strade scalze e spesso, alcune donne, portavano sulla loro testa ceste piene di una dignità indescrivibile. Sono queste le pagine mancanti nei moderni libri utilizzati dai nostri ragazzi. Tutto ciò non deve far paura, ma dovrà essere il senso di un percorso che ha perso di vista il punto di partenza ed ormai è destinato a vagare senza meta. 

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