Appresa la Sua recente dichiarazione, inerente alla questione “sanità in Calabria”, prima di accendere il mio computer e scrivere la presente riflessione ho scelto di riflettere qualche ora. Vede, quando Lei afferma che i Calabresi vorrebbero avere una sanità dignitosa, il suo ragionamento non fa una piega. Identica circostanza vale quanto puntualizza la durata del commissariamento della sanità calabrese. Le confesso che spesso rifletto sulle lungaggini che avvolgono le ali dello sviluppo della nostra Calabria; sinceramente, pensando ai 12 anni intercorsi, penso a quante persone umili sono state costrette a compiere viaggi della speranza, perché puntualmente qualcosa nella nostra sanità pubblica non funzionava. Penso allo stato d’animo del personale medico e paramedico, spesso costretto ad imitare i criceti quando invece avrebbe voluto esprimere tutta la professionalità e tutto l’impegno per curare bene i propri conterranei, mettendo a frutto la bellezza di una professione che in molti hanno scelto come missione di vita. Penso ad una sanità privata, che nel massimo rispetto delle norme costituzionali, ha gradualmente superato la percentuale di erogazione di servizi drenando a sé i fondi di una sanità pubblica che giorno dopo giorno non poteva erogare servizi per i motivi che Lei conosce molto meglio di me, in quanto l’azione ispettiva di un Deputato della Repubblica non è uguale a quella esercitabile da un comune Cittadino a tutti i livelli istituzionali. Penso al crescente divario tra Nord e Sud nel quale anche la nostra Calabria ha impegnato ingenti somme per coprire le spese sanitarie convenzionate dei nostri Calabresi “costretti” a richiedere ed ottenere prestazioni fuori Regione. Penso alle migliaia di persone anziane Calabresi, che per difficoltà economica e per penuria di un servizio odontoiatrico erogato dal Sistema sanitario Nazionale, hanno i lineamenti del viso deformati e ormai oltre a limitarsi a praticare una corretta masticazione dei cibi non esprimono più nemmeno un sorriso perché nella loro umiltà soffrono a vedersi senza denti. Penso a migliaia di bambini e adolescenti, figli di nuclei familiari che non riescono a raggiungere la fine del mese in piena serenità perché i pochi soldi guadagnati a volte non bastano per far fronte al minimo indispensabile e si trascurano per necessità tanto le cure odontoiatriche quanto la famosa indicazione dei medici riferita alla prevenzione. Potrei portare alla Sua cordiale attenzione molte altre circostanze che probabilmente farebbero arrossire più Lei che noi Calabresi, costretti ad un prendere o lasciare, posto sull’unico piatto a nostra disposizione da un sistema politico-istituzionale ormai concentrato più alle proiezioni delle percentuali che ai problemi reali. So perfettamente che un Deputato, nell’esercizio della propria funzione, secondo quanto stabilito dall’art. 68 della Costituzione, gode della massima autonomia nell’esprimere opinioni. Questo principio costituzione, con deferente rispetto, durante i miei studi lo avevo inteso come un’azione ampliativa resa dal Costituente al Parlamentare, affinché il proprio dire divenisse particolarmente ampio e profondo da consentire la piena percezione di quanto affrontato nelle fasi delle proposte, del confronto e durante le discussioni parlamentari. Con una certa amarezza, sono a confidarLe che nella classe politica odierna, non intravedo quell’azione educativa e quel forte sentimento che i rappresentanti delle Istituzioni dovrebbero trasmettere ai Cittadini come una vera e propria azione pedagogica tesa a rendere la virtù un modello edificante e affrancando la propagazione della mediocrità e della violenza. Lei, oggi, oltre ad essere un Deputato della Repubblica, è il candidato in pectore alla carica di Presidente della Regione Calabria. Comprendo benissimo che vuole farsi conoscere ed apprezzare dai Calabresi. Comprendo anche i modelli di comunicazione pervasiva, impostati con un timer che intravede nella frase ad effetto una maggiore permeabilità del pensiero manifestato. Vede, io non sono un Deputato. Non potrò mai esserlo. Se avessi avuto tale privilegio, non avrei fatto dormire i dirigenti nazionali, regionali, provinciali e locali della sanità calabrese. Il loro telefono e le loro caselle di posta elettronica le avrei invase di richieste e sulla scorta delle vigenti Leggi avrei preteso entro i termini indicati dalla Legge risposte certe, nelle quali, oltre ai dati avrei preteso nomi e cognomi dei responsabili unitamente ai nomi e cognomi di chi ha nominato quelle persone e ricoprire specifici ruoli. Potrà considerarmi un populista, ma posso garantirLe che non sono tale perché la mia formazione personale è stata imbastita su quel principio di meritocrazia che intravede nella bandiera tricolore e nelle Istituzioni la bellezza della nostra Repubblica Italiana, retta da una Costituzione che ancora oggi è tra le più lungimiranti ed attuali al mondo. Come anticipatoLe in premessa, prima di scriverLe questa lettera aperta ho riflettuto a lungo soprattutto su come Lei ha definito i vari commissari giunti in Calabria, su mandato del Governo, per governare la Sanità. Vede, definire gli appartenenti alle forze di Polizia (Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato) “cani da guardia”, è lesivo dell’immagine e del prestigio delle Istituzioni. Avrà sicuramente diritto ed occasione per entrare nel merito delle attività svolte dai vari Commissari straordinari incaricati a gestire l’emergenza sanitaria in Calabria, utilizzando gli strumenti che la Costituzione assegna ai Parlamentari ossi sottoponendo al Ministro competente interrogazioni o interpellanze e qualora Lei ritenesse il compito svolto non in linea alle indicazioni del governo e soprattutto utile a garantire cure e prestazioni mediche ai Calabresi la denuncia alle Autorità competenti non dovrà essere un’idea da scartare, ma un’azione da praticare chiedendo il supporto dei Calabresi a sottoscrivere denunce alla Procura di Catanzaro e invitando i 404 Sindaci della Calabria a costituirsi parte civile.

Prima di inviarLe i miei più cordiali saluti, Le chiedo scusa per aver dato forma e carattere ai miei sentimenti, alle mie emozioni ed il mio malessere, scaturito dalla lettura di un’affermazione che ha posto in essere la necessità di scriverLe questa lettera. Vede, chi ha giurato davanti alla bandiera ed alla presenza del Comandante di un Reparto, scegliendo di servire la Patria, mettendo la propria vita e quella dei propri familiari in pericolo a seguito di quanto può accadere nell’esercizio della funzione svolta, non può essere additato come un “cane da guardia” ma sino a prova contraria e solo a seguito di una Sentenza della Suprema Corte di Cassazione, passata in giudicato, è un rappresentante delle Istituzioni che merita rispetto e stima. Coloro che non eserciteranno con disciplina e onore l’esercizio delle rispettive funzioni, dovranno essere perseguiti secondo i principi dettati dal nostro Ordinamento giuridico, garantendo loro un giusto processo e senza riconoscere sconto alcuno.

La nostra Calabria ed i Calabresi, hanno bisogno di competenza, certezze e concretezza. Per raggiungere questi obiettivi occorre tanto lavoro, perseveranza e buona volontà. Mettiamo da parte le frasi ad effetto, scegliamo quella via della bellezza dove nascono e si raccolgono le soddisfazioni.

2 commenti su “LETTERA APERTA ALL’ON. ROBERTO OCCHIUTO: CHI GIURA FEDELTÀ ALLA REPUBBLICA, NON PUÒ ESSERE ADDITATO COME “CANE DA GUARDIA””

  • Caro Francesco RAO, ho letto l’esternazione di pessimo gusto scritta dal Parlamentare Roberto Occhiuto, forse in un particolare momento di tensione interiore, pubblicata su Calabria.Live di oggi, attraverso la quale sia pure in un contesto argomentativo poco lineare, credo rivolgendosi al Governo, definisce impropriamente e ingiustamente, “cani da guardia” gli Ufficiali Generali dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo della Guardia di Finanza, nominati dal Governo Commissari Straordinari, per amministrare e gestire la Sanità nella Regione Calabria in stato di crisi da molti anni.
    Ora veda Lei è a me noto e non solo, per il Suo straordinario ed eccezionale impegno personale, professionale e umano, a favore dei Giovani e gli gli ultimi dimenticati ed emarginati che sopravvivono in Calabria. In verità mi voglio convincere che l’Onorevole Roberto Occhiuto, già si sia rammaricato per aver lasciato le Sue dita scrivere l’ingiusto, senza volerlo e non pensando a quanta amarezza avrebbe generato proprio bei Calabresi con la C maiuscola, che prestano onorato e fedele servizio proprio nell’Arma dei Carabinieri o nel Corpo della Guardia di Finanza, nella Polizia di Stato o nelle Forze Armate.
    Attendo solo una garbata Sua lettera aperta diretta a tutti i Calabresi che il destino ha voluto appartenenti alle Forze di Polizia e avrebbero voluto esprimere nei Suoi confronti il proprio consenso elettorale, per averlo Presidente della Regione Calabria.
    Grazie Dott. RAO .
    Generale di Brigata(aus) della Guardia di Finanza Emilio Prof.Errigo, Calabrese.

    • Gent.mo Comandante,
      Grazie per il commento alla mia riflessione, questa volta particolarmente sofferta in quanto soffermarmi sull’argomento trattato non è stato facile. Ho letto e riletto l’affermazione rilasciata dal noto deputato calabrese alla stampa. Conosco e stimo il Direttore di Calabria.Live Santo Strati e nel suo ipse dixit, pubblicato oggi sul giornale più seguito dai Calabresi nel Mondo, nel riportare l’esternazione del candidato in pectore alla Presidenza della Regione Calabria, è possibile notare che l’intero periodo nel quale viene riportato il testo che mi ha fatto prima riflettere e poi scrivere è virgolettato. Il giornalista, che non è un improvvisato ma un serio professionista, si è limitato a riportare i fatti per come pronunciati. Vorrei poter sperare di leggere molto presto una rettifica alla notizia, magari a firma dell’on. Occhiuto, auspicando azioni concrete e non proclami pre-elettorali per risolvere gli annosi problemi della sanità della nostra Calabria.
      Saluti e grazie per la gentile attenzione.
      Francesco Rao

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